Vuoi imparare a suonare ma il solfeggio ti spaventa? In questo articolo vedremo insieme cos’è il solfeggio, quando si usa e perché non ti serve impararlo prima di suonare uno strumento musicale.
Ma partiamo dal principio: cos’è il solfeggio?
Il solfeggio è l’insieme delle pratiche musicali che ci portano a saper leggere e scrivere la musica, e per anni è stato messo al centro dell’insegnamento tradizionale come prerequisito per poter aver accesso allo strumento musicale desiderato. Se hai già seguito un percorso di studi classico avrai sentito sicuramente parlare di solfeggi parlati e cantati, dettato ritmico e dettato melodico…
Diamo qualche definizione:
- I solfeggi parlati consistono nel leggere e dire il nome della nota, o meglio la sillaba tonale, senza associarla a un suono: un puro esercizio di riconoscimento visivo del simbolo musicale, il più delle volte svolto per acquisire velocità di lettura;
- I dettati ritmici e melodici consistono in veri e propri dettati (come quelli che facevamo alle elementari, sì!) in cui ascoltiamo delle frasi melodiche o ritmiche e le trascriviamo, facendo attenzione alla “punteggiatura” musicale e alla forma;
- I solfeggi cantati consistono nel cantare fraseggi melodici, e quindi associare un suono al segno grafico sullo spartito: un esercizio che richiede, come si può intuire, una certa maturità di intonazione e senso ritmico, oltre che di astrazione.
Succede troppo spesso che queste pratiche (che più comunemente assimileremo sotto il nome di solfeggio, temutissima materia di conservatorio) vengano iniziate nello stesso momento in cui si inizia a suonare uno strumento, se non addirittura prima, con il rischio di snaturare il senso musicale delle persone e dare più importanza alla lettura delle note che all’ascolto e all’interiorizzazione del suono. Inoltre, se non introdotte al momento giusto, rischiano di far perdere motivazione e divertimento.
Per fare un esempio, iniziare a studiare la musica dal solfeggio è come cercare di far parlare un bambino molto piccolo a partire dalle regole di grammatica: non ci sogneremmo mai di farlo perchè sappiamo non essere la modalità corretta con cui si inizia a parlare, giusto?
I falsi miti sul solfeggio
Le lezioni di solfeggio all’interno dell’insegnamento tradizionale hanno portato alla creazione di falsi miti, come per esempio:
- Se non sai il solfeggio non puoi suonare
- Se non sai solfeggiare non conosci davvero la musica
- Se non sei bravo nel solfeggio non sei bravo neanche a suonare
Quante volte ti è capitato di studiare musica e sentirti in ritardo sull’apprendimento? Queste idee nascono dal modo in cui fino ad ora, e spesso ancora adesso, l’allievo viene introdotto alla musica; dove la facilità di delegare ai libri l’insegnamento e la fretta di raggiungere obiettivi il più velocemente possibile, prendono il sopravvento facendolo sentire inadeguato. Se leggi questo articolo e sei un insegnante di musica, dai un occhio a questo approccio didattico innovativo.
Mi conosci già?
Sono Marta, Una Maestra di Musica, e sviluppo il potenziale musicale delle persone attraverso un approccio naturale e intuitivo. Sulla mia pagina instagram Una Maestra di Musica trovi contenuti ogni giorno per migliorare il tuo rapporto con la musica!
Perché il solfeggio risulta difficile?
Come abbiamo detto, esistono due tipi principali di solfeggio: il Solfeggio parlato, nel quale le note vengono lette con nome e durata ma senza suono o intonazione, e il solfeggio cantato dove, oltre al nome, alla nota viene associato un significato musicale (a proposito, ti lascio anche questo video se vuoi approfondire da dove deriva questa pratica antica). Nella realtà, solfeggiare è molto più difficile che suonare. Infatti, usare il solfeggio parlato è come provare a visualizzare nella testa il significato di una parola che non conosciamo: è quasi impossibile giusto?
Facciamo un esempio pratico: se leggi la parola TARDIGRADA, riesci a immaginare nella tua testa la forma di questo animale dal nome stranissimo? (ovviamente funziona se non sei un esperto di animali strani, eh!). Ecco sul tuo cervello musicale funziona più o meno così.
Dobbiamo associare un significato al nome che leggiamo per poter comprendere quello che stiamo facendo, e attribuire così a ogni nota una forma sonora. Se un essere umano viene esposto alla musica secondo una sequenza di apprendimento corretta fin dalla più tenera età, l’apprendimento della musica procederà senza intoppi e questo processo appena descritto avverrà naturalmente.
Nell’immagine qui sotto (si legge a partire dal basso) puoi osservare una corretta sequenza di apprendimento musicale:

Purtroppo però con il metodo tradizionale da conservatorio, sono poche le persone che riescono a sviluppare un apprendimento naturale, perchè non viene data la possibilità di sperimentare attraverso l’ascolto: iniziare da un solfeggio teorico senza un’idea sonora delle note è molto complesso, e rischia di rovesciare completamente la piramide di apprendimento.
Intendiamoci, non è impossibile imparare la musica a partire dal solfeggio e io stessa ho iniziato così: ma è davvero il modo migliore?
Come e quando usare il solfeggio
L’ apprendimento della musica dovrebbe seguire lo stesso processo di apprendimento del linguaggio, ovvero iniziare dall’ascolto: si viene in contatto con la lingua madre sentendo i genitori e le persone che ci circondano, e solo in seguito si sviluppano il pensiero e la parola, che poi verranno utilizzate per formulare e comprendere le parole. E’ solo verso i sei anni, dopo che abbiamo utilizzato le parole parlate in ogni ambito della nostra vita, che iniziamo ad avvicinarci alla lettura e alla scrittura. Come ben sappiamo però, la musica viene spesso insegnata partendo dalla lettura e dalla scrittura, ovvero dal solfeggio, quindi l’allievo si ritrova a ripetere o memorizzare qualcosa che non è in grado di associare a nulla o che imparerà a conoscere solo in un secondo momento, se non si sarà già lasciato scoraggiare.
Non si tratta ovviamente solo di una questione di tempo, o di ritardare l’inizio del solfeggio il più possibile: si tratta di assicurarsi di aver stabilito un contatto solido con la propria musicalità, di aver costruito un vocabolario musicale interno ricco, prima di puntare sulla velocità di lettura e la capacità di scrittura.
E’ fondamentale introdurre il solfeggio in un momento preciso dell’apprendimento, perché sia utile allo sviluppo della musicalità e alla comprensione stessa della musica.
Ne ho parlato anche in questo video, fai play sul player qui sotto (nell’ultima parte trovi la spiegazione dettagliata della piramide di apprendimento):
Seguendo un processo di apprendimento corretto e naturale quindi, il solfeggio andrebbe introdotto solo dopo aver iniziato a parlare e pensare in musica: questo è possibile anche da adulti grazie a un programma di recupero delle competenze, che non deve per forza essere noioso o difficile. Per iniziare una pratica sana che sviluppi l’orecchio e ti porti a leggere e scrivere la musica consapevolmente, ti consiglio di dare un occhio a Intuito Musicale, una vera e propria palestra online per sviluppare il tuo potenziale musicale al 100%.
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Forse è capitato anche a te di incappare in un solfeggio usato in modo inappropriato. Magari in passato hai smesso di prendere lezioni perché ti sei bloccatǝ su solfeggi e dettati, o forse non ti sei sentitǝ abbastanza bravǝ da poter scrivere e leggere le note e ora un po’ rimpiangi di non aver imparato a suonare strumento che tanto ti piaceva. Beh, forse avevi solo bisogno di un metodo differente per iniziare!
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Anche tu hai avuto in passato un rapporto difficile con il solfeggio e la teoria musicale? Raccontiamoci nei commenti, ti ascolto volentieri!
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